Coldiretti propone corsie verdi per salvare i raccolti

Coldiretti propone corsie verdi per salvare i raccolti

ROMA – Coldiretti propone corsie verdi per salvare i raccolti in Europa. Interessante. Ecco cosa afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel commentare l’esortazione dell’Esecutivo di Bruxelles a istituire procedure specifiche per facilitare il passaggio di tali lavoratori alle frontiere nell’ambito della Comunicazione sulle linee guida relative la libera circolazione dei lavoratori durante l’emergenza Covid 19:

“Bene la Commissione UE che ha raccolto l’appello lanciato da Coldiretti per l’apertura di corsie verdi per la libera circolazione dei lavoratori agricoli all’interno dell’Unione Europea per garantire le produzioni agricole e le forniture alimentari alle famiglie”.

Coldiretti propone corsie verdi per salvare i raccolti in Europa

Scendiamo nello specifico. La Commissione ha riconosciuto che alcuni settori dell’economia, in particolare quello agricolo, dipendono in larga misura da occupati stagionali che “svolgono funzioni critiche di raccolta, piantagione o cura”. Per tale ragione “esorta gli Stati membri a istituire procedure specifiche per garantire un passaggio agevole” a queste persone. Verrà attivato anche il Comitato tecnico per la libera circolazione dei lavoratori. L’obiettivo è di individuare le migliori soluzioni da estendere a tutti gli Stati membri per consentire ai lavoratori di operare “senza indebiti ostacoli”.

La situazione è seria. Decisamente. Secondo le stime della Coldiretti, con la chiusura delle frontiere nell’Unione Europea manca quasi 1 milione di stagionali per le imminenti campagne di raccolta nelle campagne dei principali Paesi agricoli. L’UE rischia di perdere quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti.

I dati Paese per Paese

Diamo un po’ di numeri. Tutti i principali Paesi agricoli dell’Unione fanno affidamento su lavoratori provenienti anche da altri Stati, e in Francia si stima manchino 200mila stagionali rumeni, polacchi, tunisini, marocchini che ogni anno contribuiscono ai raccolti. E ancora. In Gran Bretagna gli agricoltori stanno lottando per trovare persone che raccolgano lamponi e patate. Non solo. In Germania c’è da colmare il vuoto di circa 300mila unità lasciato dagli stagionali polacchi e rumeni che pesa anche sulla Spagna. Quest’ultima è rimasta, ad esempio, senza i consueti 10mila lavoratori stagionali marocchini impegnati nella raccolta fragole.

“La situazione più grave è però in Italia, dove a rischio – sottolinea la Coldiretti – c’è più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero. Fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. Sono molti i “distretti agricoli” del nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale”.

I lavoratori agricoli stranieri presenti in Italia

Riassumiamo. La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia è quella rumena con 107591 occupati, davanti a marocchini con 35013 e indiani con 34043, che precedono albanesi (32264), senegalesi (14165), polacchi (13134), tunisini (13106) e bulgari (11261). E non finisce qui. In Italia il Ministro Bellanova è intervenuto per prorogare i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza.

“A livello nazionale – ammonisce il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – è ora necessaria però subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo”. Che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne. In un momento in cui scuole, università attività economiche e aziende sono chiuse. Molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare un’occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne”.

Non solo. Prandini conclude sottolineando che “il momento attuale rende necessaria una radicale semplificazione per favorire la diffusione di uno strumento con importanti effetti sull’economia e il lavoro”.