La Patata Sessanta dei Monti Pizzi nell’anagrafe biodiversità del Parco della Majella

La Patata Sessanta dei Monti Pizzi nell’anagrafe biodiversità del Parco della Majella

L’AQUILA – La Patata Sessanta dei Monti Pizzi nell’anagrafe biodiversità del Parco della Majella. Decisamente una bella notizia. Nella riunione del Nucleo di Valutazione individuato dalla Regione Abruzzo, tenutasi nello scorso mese di luglio, i presenti hanno espresso parere favorevole per l’iscrizione nell’anagrafe regionale della biodiversità vegetale di 13 risorse genetiche vegetali a rischio di estinzione nel territorio abruzzese. Ora, con l’approvazione del verbale, si conclude in maniera positiva un lungo ed articolato lavoro di ricerca e studio avviato per il recupero di una delle varietà agricole locali ancora coltivate nel territorio del Parco.

Si tratta di una varietà che rischiava la scomparsa e che, grazie alla passione di un agricoltore di Montenerodomo (Chieti), è stata prima inserita in un programma di recupero e successivamente oggetto di studio e analisi. L’uomo ha continuato a mantenerla in coltivazione, ma fondamentale è stata anche l’attività dei tecnici agronomi del Parco svolta nell’ambito del progetto “Coltiviamo la Diversità”. Ottimo.

La Patata Sessanta dei Monti Pizzi nell’anagrafe biodiversità del Parco della Majella

I risultati delle indagini storiche, agronomiche, genetiche e chimiche hanno confermato la presenza storica della varietà nel territorio. Inoltre hanno messo in evidenza le caratteristiche distintive che ne hanno permesso la caratterizzazione e la successiva iscrizione al registro regionale. Proprio così. La “Patata Sessanta dei Monti Pizzi” è attualmente coltivata da 3 aziende “custodi”, presenti nel comprensorio. Sono loro che, attraverso un programma condiviso con il Parco, hanno l’obiettivo di ampliare le superfici coltivate e intraprendere una fase di valorizzazione che dovrebbe a breve garantire l’avvio della commercializzazione.

Non è tutto. Il Parco continuerà gli sforzi per tutelare e dare nuove prospettive a questa e alle altre risorse genetiche del territorio. E lo farà sostenendo le aziende agricole e di trasformazione e stimolando i consumatori attraverso l’iniziativa promossa in collaborazione con i ristoratori custodi. Un progetto che ha per slogan “Se mi mangi, mi salvi”. Ne riparleremo. Sicuramente.