Matalafi: è davvero un efficace antinfiammatorio?

Matalafi: è davvero un efficace antinfiammatorio?

Una sostanza poco conosciuta, estratta dalla pianta di “Matalafi” – ovvero il concentrato estratto delle foglie di Psychotria insularum – è ampiamente utilizzata nella medicina tradizionale di Samoa per trattare le infiammazioni associate a febbre, dolori corporei, gonfiori, ferite, elefantiasi, incontinenza, infezioni della pelle, vomito, infezioni respiratorie e dolori addominali.
I composti provenienti da risorse naturali sono dei modelli di punta attendibili per nuovi farmaci. Ed essendo persistenti, attraverso la selezione evolutiva, sono importanti per controllare i percorsi molecolari fondamentali.

Dei 1.562 nuovi farmaci approvati dal 1981 al 2019, ben il 64% erano di origine naturale.  Derivati da prodotti naturali o basati su impalcature di prodotti naturali, macromolecole biologiche o farmaci botanici.

L’estratto delle foglie di Matalafi contro diverse sintomatologie 

La Psychotria insularum è un piccolo albero alto circa 2 m con piccoli fiori bianchi e bacche rosse lucide.
Conosciuto localmente come matalafi, in medicina tradizionale samoana si usa per trattare l’infiammazione associata a febbre, dolori corporei, gonfiori

“Il Matalafi è usato in due modi a Samoa. Sia per trattare le malattie attribuite a mali “spirituali”; sia nel trattamento di varie forme di infiammazione”. Commenta il dottor Seeseei Molimau-Samasoni, indigeno samoano e ricercatore presso l’Organizzazione di ricerca scientifica di Samoa e l’Università Victoria di Wellington.

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“Abbiamo usato analisi chimiche genomiche nell’organismo modello Saccharomyces cerevisiae (lievito di birra) per identificare e caratterizzare un meccanismo di azione dell’omeostasi del ferro nella medicina tradizionale come entità non frazionata per emulare il suo uso tradizionale.”

I ricercatori hanno scoperto che il matalafi interagisce con il ferro all’interno delle cellule del corpo.

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Hanno identificato dei composti bioattivi – cioè la rutina e il nicotiflorin – che agiscono entrambi per legare il ferro in un processo chiamato chelazione del ferro.

Hanno anche scoperto che il matalafi mostra un’attività antinfiammatoria notevolmente simile a quella dell’Ibuprofene.

I ferrochelanti come il matalafi hanno anche il potenziale per trattare il sovraccarico di ferro associato alle trasfusioni; e sono stati anche identificati come agenti potenziali contro malattie comuni come il cancro, le malattie neurodegenerative. E ancora le malattie cardiovascolari e il diabete.

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Questo solleva la possibilità di applicazioni di matalafi oltre l’uso tradizionale”; ha detto il dottor Helen Woolner, un ricercatore della Victoria University di Wellington.

“I nostri risultati hanno anche evidenziato la sensibilità della delezione del gene RIM101 per le sostanze della Psychotria insularum“; ha dichiarato il Dr. Andrew Munkacsi, anche lui della Victoria University di Wellington.

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“Questo gene è un importante regolatore della lipotossicità che è alla base dell’obesità”.

“Inoltre, gli studi molecolari pubblicati l’anno scorso hanno previsto la rutina come un forte concorrente nell’inibire la replicazione virale del virus SARS-CoV-2 che causa la COVID-19”.

“Questo progetto è unico nell’integrare le conoscenze tradizionali con diversi tipi di metodologie biologiche e chimiche”. Conclude il dottor Molimau-Samasoni.

I risultati sono stati pubblicati nei Proceedings of the National Academy of Sciences.

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