2020 anno peggiore per il vino italiano nel trentennio

2020 anno peggiore per il vino italiano nel trentennio

ROMA – 2020 anno peggiore per il vino italiano nel trentennio. Giù spedizioni e distribuzione Horeca, boom e-commerce e digital experience. La Gdo come cardine della resilienza. I “ristori” promessi non arrivano e i danni al mercato del vino di Natale superano già i 150 milioni di euro al consumo. A rendere noti questi allarmanti dati è Giampietro Comolli, docente e consulente dei distretti produttivi turistici. 

L’aumento delle vendite di vino tranquillo e spumante (foto di G. Artale) online e le quote di etichette di bollicine nelle confezioni regalo, in parte frenano il danno e in parte colmano il gap dei consumi fuori casa. Aumentati anche gli ordini-consegne per regali direttamente nelle cantine che hanno attivato e comunicato il servizio con alcuni interessanti sconti (anche 25%) per qualche cassa. Così i consumi fuori casa sono più importanti lontano dalle canoniche festività, influenzando più il report globale dell’anno 2020. 

Diverse motivazioni, oltre ai lockdown, hanno inciso in modo determinante sul crollo di volumi e valori, pur facendo registrare nei primi 2 mesi dell’anno un risultato eccezionale con un +13% in valore e un +9% in volumi nell’export. Purtroppo i dati relativi alle spedizioni e distribuzione in Italia degli ultimi mesi di consegne (ottobre-novembre) sono i più bassi di sempre. Facendo un calcolo stimato, tenendo conto dei trend nei giorni di metà dicembre riscontriamo un +9% in valore negli acquisti in Gda e un +8% in volumi per le bollicine, un +3% rispetto ai mesi precedenti per i vini tranquilli. 

2020 anno peggiore per il vino italiano nel trentennio

Con le chiusure, seppur mirate, il settore horeca resta il più colpito, subito dopo il turismo e l’arrivo di stranieri in Italia, anche per le feste di fine anno, in grandi città d’arte e nelle stazioni sciistiche. Luoghi dove i tappi-fungo delle bollicine hanno segnato tutte le feste, cene, incontri, aperitivi nelle varie occasioni di convivialità da Sant’Ambrogio (8 dicembre) all’Epifania (6 gennaio). 30 giorni in cui le imprese italiane realizzano 1/3 del fatturato annuo nazionale. Eppure sembra che la catastrofe che ha colpito altri grandi brand europei non abbia o non stia affondando il consumo di bollicine italiane.

“Certo è che nessuno parte volendo rinunciare, ma regole rispettate sempre sempre”. Questo, almeno in sintesi, il risultato della indagine delle ultime ore di Ovse-Ceves. Il canale online e Gda sono fortemente in crescita, in modo maggiore rispetto alla media degli altri mesi di quest’anno. “Un boom di acquisti”, verrebbe da dire, se non avessimo alle spalle perdite medie in valore del 18% e crollo dei volumi di vini acquistati intorno al 20% in 11 mesi. Bel recupero in estate: ma quanto ci è costato? Per i vini spumanti, a Pasqua, si è toccato il picco negativo del 55% in meno di spedizioni/vendite in un solo mese.

Solo negli ultimi 30 giorni dell’anno si registra un danno alla produzione di vini spumanti di € 60 mio/euro e un danno al consumo di oltre € 150 mio/euro. Un gap così alto fra produzione e consumo che deve far riflettere. Da qui il dato della perdita di circa 5 mld/euro di mancata spesa degli italiani e dei turisti che non ci sono, che vengono in Italia (2 su 3 adulti) soprattutto per l’enogastronomia. Un asset nazionale che forse non è stato ancora collocato nella giusta dimensione e valore per il Paese Italia.