Omicidi Famosi: 4 inquietanti storie irrisolte

Omicidi Famosi: 4 inquietanti storie irrisolte

4 inquietanti omicidi famosi che hanno lasciato il mondo con il fiato sospeso

Ogni delitto, che dir se ne voglia, è sempre inquietante. Tuttavia, ce ne sono alcuni che più di altri restano impressi “a fuoco” nei ricordi. Questo perché la perversione umana e, le conseguenze terribili, lasciano un profondo senso di terrore e angoscia.

La storia, infatti, fino ad oggi ha purtroppo raccontato di episodi brutali, disturbanti a livelli quasi inimmaginabili nella loro depravazione. Crimini, che hanno fatto letteralmente inorridire le comunità e hanno messo in difficoltà le stesse forze dell’ordine, lasciando tante, troppe, domande che sono rimaste senza risposta per decenni.

E, mentre gli anni passano senza un arresto o addirittura un sospetto credibile, serial killer come lo furono Jack lo squartatore o – più recente – Zodiac, (che fra tanti continuano a far parlare di sé), restano nell’ombra degli ultimi cento anni, evidenziando un unico filo conduttore: un assassino che non è mai stato trovato.

Omicidi Famosi ancora irrisolti: La morte della Dalia Nera

original photo – source flickr.com

Quella scena raccapricciante fermò una madre che passeggiava con la sua bambina di tre anni. La donna, Betty Bersinger, inizialmente pensò ad un manichino abbandonato, però avvicinandosi si rese conto che si trattava di un corpo.

Una donna nuda giaceva a pochi metri dal marciapiede. Il corpo era stato tagliato a metà, tranciato all’altezza della vita! Nella zona tutt’intorno non era presente nemmeno una goccia di sangue. Il corpo, mutilato in più punti, con un seno asportato e altri chiari segni di tortura, fu rinvenuto la mattina del 15 gennaio. Sul volto, da un orecchio all’altro, un taglio netto marcava profondamente il viso creando l’effetto “glasgow smile”.

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Nel 1947 l’ormai famoso assassinio della ventiduenne Elizabeth Short catturò immediatamente i titoli dei giornali, che in seguito la soprannominarono la “Dalia Nera“. Pseudonimo da attribuirsi in parte al fatto che aveva i capelli scuri e un’apparente preferenza per i vestiti neri; o come sostiene una seconda ipotesi, a causa della sua passione per il film La dalia azzurra.

Short, era nativa del Massachusetts, giunta in California in cerca di fama. Era nata il 29 luglio del 1924 a Boston e dopo un vissuto passato spostandosi da una zona all’altra, a seguito dell’abbandono della famiglia da parte del padre, decide poco più che diciannovenne di lasciare la madre in cerca di fortuna Hollywoodiana.

Dal ritrovamento, si evinse che fu dissanguata prima di essere scaricata nel lotto vuoto in una zona residenziale di Los Angeles. Secondo i registri dell’FBI, il suo corpo sembrava sezionato professionalmente, una precisione quasi maniacale, che tuttavia non portò a restringere il campo dei sospettati.

Omicidi Famosi

Non è chiaro come l’aspirante attrice abbia incontrato un destino così orribile. Le indagini che furono tra le più vaste condotte dal dipartimento, si svolsero con collaborazioni incrociate di vari distretti che impiegarono centinaia di agenti. Diverse persone rivendicarono l’omicidio, altre – per un totale di 60 sospettati – furono indagate. In base ai rapporti ufficiali, la Polizia di Los Angeles sospettò principalmente di ben 22 persone.

L’FBI, che ha aiutato le autorità locali a indagare all’epoca, ha dichiarato di aver effettuato controlli sui potenziali sospetti e condotto le indagini in tutta la nazione. Eppure, nessuno degli indiziati sembrò dire la verità, e il caso rimase irrisolto.

L’omicidio è diventato il soggetto di un romanzo del 1987, seguito da un film del 2006 con Josh Hartnett, Hilary Swank, Aaron Eckhart e Mia Kirshner.

Il dipartimento di polizia di Los Angeles ha detto recentemente al TIME che sta ancora indagando su questo caso rimasto aperto, anche se non ha fornito alcun dettaglio. “È un caso irrisolto“, ha affermato l’ufficiale della polizia Norma Eisenman. “Non ci sono informazioni aggiuntive per i detective”.

Il corpo di Elizabeth Short fu sepolto nel Mountain View Cemetery, ad Oakland, California.

I rapper Tupac Shakur e Notorious B.I.G. furono uccisi a 6 mesi di distanza l’uno dall’altro

Il mondo della musica fu scosso alla fine degli anni ’90, quando le superstar del rap Tupac Shakur e Notorious B.I.G. furono uccisi a colpi di pistola a circa sei mesi di distanza l’uno dall’altro. Gli omicidi avvennero in un momento segnato da un’intensa rivalità tra le loro etichette discografiche.

Entrambi i rapper erano gli artisti di punta del loro marchio commerciale. In tanti dissero che gli omicidi erano un segno che le ostilità musicali erano andate troppo oltre. Tuttavia, a molti non sembrò (data l’accesa e poco celata rivalità) un mistero.

4 inquietanti omicidi
©Caricature of the two rappers compared flickr source

Shakur fu ucciso per primo, in una sparatoria in auto a Las Vegas il 13 settembre 1996. All’epoca la casa discografica Death Row, la sovrana indiscussa da ben 25 anni, aveva avuto una faida con la sua concorrente, la Bad Boy. Sei mesi dopo, Christopher Wallace della Bad Boy – meglio conosciuto come Notorious B.I.G., (Biggie Smalls o Biggie) fu ucciso in modo simile. Il rapper rimase vittima di una sparatoria mentre lasciava una festa dell’industria musicale a Los Angeles.

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Le due superstar erano state entrambe associate alla Bad Boy, secondo l’FBI, che ha indagato sull’omicidio di Biggie ma ha chiuso il caso nel 2005. Il loro rapporto si interruppe dopo che Tupac finì in prigione per condanne che includevano lo stupro, e Biggie crebbe in popolarità. Tupac in seguito passò alla Death Row.

Non è chiaro se la rivalità abbia giocato un ruolo in entrambi gli omicidi. Ciononostante, per la polizia i casi combinati tra loro rappresentarono un ostacolo. In parte a causa di testimoni poco collaborativi. I misteri dell’omicidio hanno accumulato una propria serie di teorie, compresa una non provata che sostiene che entrambi i rapper sono ancora vivi e hanno simulato la propria morte.

La famiglia e gli amici delle megastar sono ancora in lutto. A marzo 2017, a distanza di vent’anni dopo la morte di Biggie, Sean “Diddy” Combs ha reso omaggio al suo defunto amico in un video su Instagram. “In questo giorno rifletteremo su di lui perché ci manca”, ha dichiarato. “ Il tempo guarisce tutte le ferite … ma a 20 anni di distanza questa non è ancora guarita”.

L’omicidio della piccola JonBenet Ramsey

Per l’America, fu uno shock vedere per mesi il giovane volto sorridente di JonBenet Ramsey sulle prime pagine dei giornali e sugli schermi televisivi di tutto il paese. Un’immagine angelica e, allo stesso tempo dolorosa. Un volto innocente quello della piccola reginetta di soli 6 anni che fu trovata morta nel seminterrato della casa di famiglia in Colorado.

JonBenet, vincitrice di un concorso di bellezza, fu rinvenuta con del nastro adesivo sulla bocca e sulla gola, picchiata e strangolata, il 26 dicembre del 1996. A ridosso del Natale, questo crimine sconvolse il tranquillo e ricco quartiere di Boulder.

La dinamica, gli eventi e la triste piccola vita interrotta, erano dettagli abbastanza inquietanti per attirare l’attenzione nazionale. La famiglia di JonBenet fu immediatamente messa sotto accusa. E non passò molto tempo quando coloro che avevano seguito la storia, iniziarono a speculare sul fatto che i suoi genitori fossero in qualche modo coinvolti.

La madre di JonBenet, Patricia, disse alla polizia di essersi svegliata presto quella mattina e di aver scoperto che sua figlia era scomparsa. Chiamò il 911 per denunciare un rapimento, dicendo di aver trovato una nota di riscatto di quasi 3 pagine che chiedeva 118.000 dollari. Ore dopo, il padre di JonBenet, John, disse alla polizia di aver scoperto il corpo di sua figlia nel seminterrato. Un’autopsia determinò che JonBenet morì per asfissia da strangolamento. La notizia fu riportata dal Denver Post. La sua morte fu dichiarata ovviamente un omicidio.

I Ramsey caddero immediatamente in una nube di sospetti, ma nessuno fu mai accusato in relazione alla morte di JonBenet. I suoi genitori durante un’intervista con la CNN, a gennaio, per la prima volta si trovarono di fronte e, contro, l’opinione pubblica e la stampa.

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John Ramsey ha detto che le insinuazioni verso la sua famiglia, che l’accusavano di essere dietro il crimine era “nauseante oltre ogni immaginazione” – come riferì Il Post. “Non ho ucciso mia figlia“, replicò di nuovo ai giornalisti successivamente (maggio).

Vent’anni dopo, la polizia di Boulder ha affermato che l’indagine è ancora aperta, anche se i funzionari hanno rifiutato di commentare il caso.

Il nostro obiettivo continua ad essere un arresto e un’azione penale di successo”, ha asserito il capo della polizia di Boulder Greg Testa nell’autunno del 2016. “Non dobbiamo e, non ci arrenderemo“.

Nel 2017, il 20° anniversario della morte di JonBenet è stato affrontato con un’ondata di speciali da parte delle principali reti Tv; compresi nuovi documentari che hanno esplorato i potenziali sospetti. Anche il fratello di JonBenet, Burke Ramsey, ha parlato per la prima volta.

Oggi Burke ha 34 anni, ma ricorda ancora ciò che fu per lui quel giorno; disse di essere scoppiato in lacrime quando ha scoperto per la prima volta che sua sorella era morta.

Mio padre mi disse che JonBenet era in paradiso e iniziò a piangere, poi iniziai a piangere io“, raccontò Burke Ramsey. “Ero tipo, come è possibile? – Cominciai a piangere – Non credo di aver detto nulla. All’inizio non ci credevo”.4 inquietanti omicidi

JonBenét Ramsey tomba a Saint James Episcopal Cemetery in Marietta, Georgia Omicidi Famosi