Zodiac: la verità dietro la finzione

Zodiac: la verità dietro la finzione

Zodiac fu tutt’altro che un killer silenzioso. Non solo fece parlare molto di se, ma sapeva in qualche modo, che il suo profilo fuori dagli schemi, lo avrebbe condotto all’immortalità.

Diversamente dalla maggior parte dei serial killer, narcisista e autoreferenziale, segue un’inclinazione ben precisa. Uno schema truce e silenzioso che lo fa agire con una certa logica. Zodiac non tacque mai sui propri crimini. Anzi dal 1968 al 1969, terrorizzò il nord della California, con la sua follia omicida, provocando la polizia nelle sue lettere in codice, inviate ai giornali locali, autoproclamandosi – appunto – Zodiac.

Annoverò diversi omicidi nell’area della baia di San Francisco, tuttavia, solo 5 di essi, sono direttamente collegati a lui. Nelle lettere al giornale, dichiarava di aver ucciso almeno 37 persone. Ciononostante, come detto, la polizia non trovò l’immediato collegamento con gli altri casi.

Chi era Zodiac?

La sua storia è veramente criptica e illogica; eppure, lui fu così lucido ed efferato da deridere la polizia, che minacciava costantemente attraverso le missive inviate alla stampa. Le comunicazioni durarono dal 1969 al 1974. Poi s’interruppero bruscamente. Non fu mai catturato.

Nonostante le indagini intensive, nessuno fu mai sospettato per i crimini. Il caso rimane aperto e, il mistero che circonda gli omicidi, è stato oggetto di numerosi libri e pellicole, compreso l’acclamato film del 2007 “Zodiac – del regista David Fincher. Oppure dei libri scritti da Robert Graysmith, che fecero il punto della situazione, studiando i rapporti della polizia.

Qualcuno, lo collegò al mostro di Firenze, Pietro Pacciani, ma le prove non diedero mai un riscontro concreto, e a oggi, nessuno sa chi sia e cosa ne sia stato di lui.

Zodiac simboli e codici

Il 1° agosto 1969, tre riviste, il San Francisco Examiner, il San Francisco Chronicle e il Vallejo Times-Herald ricevettero ciascuno una lettera identica, scritta a mano, in una busta senza indirizzo di ritorno.

Iniziavano tutte e tre con queste parole:

 “Caro Editore: sono l’assassino dei due adolescenti dello scorso Natale al Lago Herma […]”; le lettere contenevano dettagli degli omicidi che, solo l’assassino, avrebbe potuto conoscere.

Il serial Killer, con il fine di far pubblicare i suoi contenuti, minacciava gli editori asserendo che, se le sue parole non fossero state correttamente pubblicate, avrebbe continuato ad uccidere.

Ogni sua lettera si chiudeva con un simbolo costituito da un cerchio attraversato da una croce, in quella che sarebbe diventata “la sua firma”. Ciascuna lettera, era accompagnata da una parte di un cifrario suddiviso in tre parti; egli sosteneva contenesse la sua identità. Nel dettaglio, ogni missiva, includeva quattro crittogrammi o messaggi cifrati.

Mentre i dipartimenti di polizia della zona, con il supporto dell’FBI, lavoravano febbrilmente per rintracciare il killer, un’altra lettera arrivò al San Francisco Examiner.

Cominciava con “Caro Editore: E’ Zodiac che parla“, descrivendo in dettaglio gli omicidi e schernendo la polizia per non essere stata in grado di decifrare il suo codice e catturarlo.

La lettera, in perfetto stile Zodiac, fu decifrata solo qualche giorno dopo, da un’insegnante di scuola superiore, Donald Harden e sua moglie, Bettye.

***

Mi piace uccidere le persone perché è molto divertente“; si leggeva. “È più divertente che uccidere la selvaggina nella foresta, perché l’uomo è l’animale più pericoloso di tutti”.

Tre giorni dopo, il killer compì il suo quarto omicidio. Si trattava di Paul Stine, un tassista. Era il 1969 e il San Francisco Chronicle ricevette una lettera che rivendicava il crimine. Stessa calligrafia, stessa modalità e stessa scrittura irregolare delle lettere precedenti. Come negli altri casi, fornì in maniera precisa dettagli sull’omicidio. Ma questa volta nella busta incluse anche un pezzo della camicia insanguinata del tassista.

Però la cosa che terrorizzò le autorità fu che il suo pensiero al prossimo crimine, era di  sparare alle gomme di uno scuolabus  … e “avrebbe fatto fuori i ragazzini mentre rimbalzavano fuori“.

Il serial killer, continuò la sua corrispondenza editoriale, facendosi beffa della polizia e provocando paura e panico. I giornali dell’Area di Bay continuarono a pubblicare i vari codici cifrati di Zodiac, nei quali affermava di aver commesso altri omicidi, continuando a definire le autorità incapaci.

Nel 1974 le lettere si fermarono. Zodiac sparì, ma le indagini continuarono.

Le vittime

Nonostante le numerose lettere del serial killer, in cui si vantava dei numerosi omicidi, la polizia identificò solo 4 casi separati attribuibili a lui. Il primo ebbe luogo la notte del 20 dicembre 1968, quando il diciassettenne David Faraday e la sua fidanzata sedicenne, Betty Lou Jensen, furono colpiti a morte vicino alla loro auto in un punto remoto di Lake Herman Road, alla periferia di Vallejo, California. Jensen è stata trovata morta sulla scena con cinque ferite d’arma da fuoco alla schiena; mentre Faraday è morto durante il viaggio verso l’ospedale a causa di una pallottola che lo aveva colpito alla testa.

La polizia era sconcertata.  Incapace di determinare il motivo del crimine o di un sospetto.

Sei mesi dopo, alle prime luci del mattino – 5 luglio 1969Darlene Ferrin, 22 anni, e il suo ragazzo, Mike Mageau, 19 anni, furono avvicinati da un uomo con una torcia. I giovani erano seduti in un’auto parcheggiata in un luogo altrettanto remoto di Vallejo, quando l’uomo sparò diversi colpi contro di loro, uccidendo Ferrin e ferendo gravemente Mageau.

A distanza di un’ora dal crimine, alle 00:48, un uomo telefonò al Dipartimento di Polizia di Vallejo, dando loro la posizione della scena del crimine e affermando di aver commesso lui tale omicidio, compreso quello avvenuto nel 1968 ai danni di Faraday e Jensen.

Mageau, miracolosamente sopravvissuto, fu in grado di dare una descrizione dell’assassino; un uomo bianco, tarchiato, di circa 1,80 m. Sarebbe stato poi lo stesso Zodiac a fornire alla polizia le prove rimanenti.

Il testo trascritto della chiamata:

Desidero denunciare un duplice omicidio. Se andate un miglio ad est di Columbus Parkway verso un parco pubblico, troverete i due ragazzi in una macchina marrone. Sono stati colpiti con una Luger 9 millimetri. Ho ucciso anche quei giovani dell’anno scorso. Arrivederci”.

Esattamente un mese dopo, i quotidiani ricevettero la prima lettera dello Zodiac Killer, nella quale chiedeva loro di pubblicare la lettera in prima pagina o si sarebbe scatenato in una furia omicida.

La lettera descriveva minuziosamente, la soppressione di queste giovani vite; il tutto descritto con cifrari misteriosi che sembravano formare un codice. Questo era un tema comune alle altre lettere che avrebbe inviato, tutte firmate con un simbolo a forma di cerchio incrociato.

Nonostante le prove, che includevano le impronte digitali, la descrizione di Mageau, il cifrario decodificato e un’ondata di soffiate e piste, la polizia non fu mai in grado di rintracciare il Killer.

Il 27 settembre del 1969, l’assassino colpì di nuovo. Stessa modalità. Si avvicinò a una giovane coppia, Cecelia Shepard e Bryan Hartnell che si stava rilassando su una parte isolata della riva del lago Berryessa nella contea di Napa.

Indossava un cappuccio e una maglietta con il simbolo di una croce circolare. Li legò e poco dopo li accoltellò brutalmente. Prima di andarsene scarabocchiò sulla portiera dell’auto un messaggio per le autorità. Ciononostante, telefonò anche al dipartimento di polizia di Napa per rivendicare l’aggressione. Shepard e Hartnell, erano entrambi in condizioni critiche ma vivi, quando i servizi di emergenza arrivarono sul posto; purtroppo la Shepard morì poco dopo per le gravissime ferite riportate.

***

La morte del tassista Paul Stine, dell’11 ottobre del 1969, fu “un’anomalia” per Zodiac, come indicò qualcuno all’epoca dei fatti. Il motivo è collegato al semplice fatto che non era stata aggredita una coppia ma un singolo individuo. Sembrò che il serial Killer ora volesse “rivendicare” anche una nuova vita. Un nuovo modo di agire. Un incubo diametralmente opposto. E questo riportò le indagini ad un punto di partenza.

Aveva sparato al 29enne nel quartiere di San Francisco’s Presidio Heights, ma poiché l’omicidio non sembrava corrispondere allo schema di Zodiac, fu inizialmente considerato una rapina, fino a quando il San Francisco Chronicle ricevette una lettera in cui il killer si attribuiva il crimine.

A Zodiac, furono collegati provvisoriamente almeno altri cinque omicidi. Tra questi anche la sparatoria del 1963 di Robert Domingos e Linda Edwards vicino a Santa Barbara, California; e ancora la morte per accoltellamento del 1966, della studentessa universitaria Cheri Jo Bates a Riverside, California.

Testimonianze

Grazie alle descrizioni di alcuni testimoni, che avevano visto un uomo lasciare la scena dell’omicidio di Paul Stine nel 1969, la polizia fu in grado di creare e far circolare un identikit del killer. Ma nonostante l’aumento delle prove e le indagini su numerosi sospetti, di Zodiac nessuna traccia. Il serial Killer rimase in libertà.

Malauguratamente, sia gli omicidi noti sia quelli presunti del killer, non portarono a nessun sospetto. Nessuno fu mai arrestato. In ben 5 decenni trascorsi, cioè dall’omicidio Faraday-Jensen, nessuno è stato in grado di identificare l’omicida. Un caso che gettò frustrazione nelle forze dell’ordine e parecchie “chiacchiere” intorno alla polizia.

Il mistero che resta avvolto intorno al Killer dello zodiaco continuò a far parlare di sé. Le teorie, strampalate o plausibili, inclusero l’affermazione che fosse Unabomber Ted Kacznyski o l’assassino condannato Charles Manson; e ancora che alla fine si fosse trasferito in Scozia e avesse commesso altri omicidi lì prima di trovare la “pace” e abbandonare le sue vie perverse.

Tuttavia, nel 2020, a distanza di cinquant’anni, dei decodificatori, hanno risolto l’enigma dietro al codice dell’ultimo testo lasciato da Zodiac.

“Spero che vi stiate divertendo molto nel cercare di catturarmi. Quello nello show televisivo che sollecitava un argomento su di me, non ero io. Non ho paura della camera a gas, perché rinascerò in paradiso e tutti quelli che avrò ucciso diventeranno miei schiavi per lavorare per me. Non vi darò il mio nome perchè cerchereste di rallentare o fermare la mia collezione di schiavi per la mia seconda vita. Dove tutti gli altri non hanno niente, quando raggiungono il paradiso, e hanno paura della morte, io non ho paura perché so che la mia nuova vita sarà una vita facile”.

Battute finali

Un’inchiesta della rivista Tempi, riportava che Zodiac e il Mostro di Firenze, fossero la stessa persona; in altre parole che Zodiac si fosse trasferito in Italia nel 1974.

Un ex militare americano in Italia, confessò durante un’intervista, di essere Zodiac e, nel contempo, di essere anche il mostro di Firenze. Il principale sospettato si fa chiamare con lo pseudonimo di Ulisse. Personaggio citato anche da Mario Vanni (implicato nel processo Pacciani) in un’intercettazione del 2003.

È un americano che risponde al nome di Joe Bevilacqua, già supertestimone all’accusa nel primo processo a Pietro Pacciani. Infatti, sembra che il suo nome sia uscito dopo la risoluzione di alcuni messaggi cifrati e indovinelli. Date e luoghi coincidono tragicamente sia per i delitti in California, sia per quelli in Italia. Inoltre Ulisse tira in ballo altre persone di cui non fa i nomi creando uno scenario oscuro e terrificante. Soprattutto irrisolto come ad esempio il caso del Mostro di Modena.

Tuttavia, quella che sembrava la sceneggiatura di un film, non ha molto seguito. Mike Rodelli – investigatore  che si è occupato del caso Zodiac per anni – ha seccamente affermato che il mostro di Firenze e Zodiac non hanno collegamenti. Questo semplicemente perché la loro efferata personalità parte da basi diverse.

Zodiac uccideva per un conscio desiderio di superiorità sulle vittime e per ego. Il mostro di Firenze è un omicida sessuale. Zodiac assassinava prevalentemente per vantarsi di ciò che aveva fatto “accontentandosi” dell’omicidio fine a se stesso. Il mostro di Firenze era un piquerista rabbioso. Come lo furono Jack lo Squartatore e Jeffrey Dahmer (il mostro di Milwaukee). 

Curiosità

Il caso di questo alienante serial killer, fu l’ispirazione per diverse pellicole, come ad esempio lo psicopatico nel classico di Clint Eastwood del 1971 Dirty Harry, che include proprio una scena in cui uno scuolabus pieno di bambini viene dirottato.

Anni dopo, gli scritti di Robert Graysmith hanno alimentato la creazione dell’acclamato film Zodiac di David Fincher, che è arrivato sul grande schermo nel 2007 con Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo e Robert Downey Jr. nei ruoli principali.

I successivi film drammatici sull’argomento, includono Awakening the Zodiac, del 2017 che narra le vicende di una coppia che indaga proprio sull’assassino prima di cadere vittima del suo gioco diabolico.

History Channel ha anche presentato una serie TV (non fiction) del 2017, The Hunt for the Zodiac Killer, sulla caccia degli investigatori per decifrare il codice del killer dello Zodiaco.


Letture affini: