Salbutamolo e Alzheimer può funzionare?

Salbutamolo e Alzheimer può funzionare?

Uno studio di laboratorio ha scoperto che il Salbutamolo per l’asma, previene la formazione di grovigli di proteine fibrose che sono una caratteristica del morbo di Alzheimer.

Il prossimo passo sarà quello di testare il farmaco in modelli animali della malattia.

***

Circa 50 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di demenza. E ogni anno, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ci sono quasi 10 milioni di nuovi casi.

L’OMS ha osservato che la forma più comune di demenza è il morbo di Alzheimer, che rappresenta il 60-70% di tutti i casi.

Solo negli Stati Uniti, il National Institute on Aging stima che più di 5,5 milioni di persone hanno il morbo di Alzheimer. La maggior parte di loro ha più di 65 anni.

La malattia è un disturbo neurologico in cui la morte delle cellule cerebrali provoca una progressiva perdita di memoria e un declino cognitivo.

Mentre i trattamenti farmacologici esistenti aiutano a ridurre i sintomi del morbo di Alzheimer; e poi a migliorare la qualità della vita delle persone, non ne rallentano la progressione né la curano.

Il cervello delle persone affette da questa condizione, contiene placche distintive tra le cellule nervose; così come ciuffi di fibre note come grovigli neuro fibrillari all’interno delle cellule.

Le placche sono costituite da una proteina chiamata beta-amiloide, mentre un’altra proteina chiamata tau compone i grovigli.

Salbutamolo e Alzheimer: Promettente bersaglio del farmaco

Dopo che gli studi clinici hanno scoperto che i farmaci che eliminano la beta-amiloide dal cervello non sono riusciti a rallentare la progressione della malattia, i tentativi di trovare un trattamento sono passati alla tau.

I ricercatori dell’Università di Lancaster nel Regno Unito ritengono che la tau potrebbe essere una soluzione più promettente per il morbo di Alzheimer.

Indicano, infatti, una ricerca precedente, che ha scoperto che in assenza dei grovigli neuro-fibrillari tau, la beta-amiloide non sembra danneggiare le cellule nervose.

Inoltre, il numero di grovigli nel cervello sembra essere un indicatore migliore della gravità della malattia rispetto al numero di placche amiloidi.

Nelle cellule cerebrali sane, le proteine tau aiutano a stabilizzare la rete interna dei tubi microscopici; o “microtubuli”, che trasportano i nutrienti e altre molecole intorno alle cellule nervose.

Nella malattia di Alzheimer, queste molecole tau si staccano dai microtubuli e cominciano ad attaccarsi insieme per formare fili e, alla fine, grovigli. A loro volta, questi interrompono la rete di trasporto dei microtubuli.

Gli scienziati dell’Università di Lancaster ritengono che, i composti che impediscono alle molecole tau di aggregarsi in questo modo, potrebbero rendere promettenti i trattamenti per il morbo di Alzheimer.

L’aiuto del Microscopio gigante

Per schermare più di 80 composti per la loro capacità di bloccare la formazione di grovigli, i ricercatori hanno utilizzato una potente tecnica. Si tratta del dicroismo circolare a radiazione di sincrotrone, per l’imaging dei cambiamenti strutturali delle proteine.

Questa tecnica consiste nell’illuminare i campioni con fasci di luce 10 miliardi di volte più luminosi del sole. Ovvero la Diamond Light Source (DLS) del Regno Unito nell’Oxford shire; che gli esperti hanno paragonato a un microscopio gigante, ha generato questa luce per lo studio.

Uno dei composti che il DLS ha identificato è stato l’ormone epinefrina, che ha stabilizzato le proteine tau e ha impedito che si formassero grovigli.

Il corpo metabolizza rapidamente l’epinefrina, tuttavia, così i ricercatori hanno passato al vaglio quattro farmaci esistenti con strutture chimiche molto simili.

Di questi, due erano efficaci. Un farmaco chiamato dobutamina, che i medici usano per trattare gli attacchi di cuore e l’insufficienza cardiaca; e poi il Salbutamolo (noto anche come albuterolo), che è disponibile con il marchio Ventolin per il trattamento dell’asma. Ma nello specifico è un farmaco utilizzato per ridurre il broncospasmo in alcune condizioni patologiche (quali l’asma) e la broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Gli scienziati hanno escluso la dobutamina come trattamento pratico per il morbo di Alzheimer perché richiede l’iniezione, e i suoi effetti sono molto brevi.

Ulteriori test sul salbutamolo hanno suggerito che si lega alle singole molecole tau, impedendo loro di formare “nuclei” attorno ai quali possono aggregarsi altre molecole proteiche.

I ricercatori hanno pubblicato le loro scoperte sulla rivista ACS Chemical Neuroscience.

I primi giorni

Il salbutamolo è nella Model Lists of Essential Medicines dell’OMS ed è il decimo farmaco più comunemente prescritto negli Stati Uniti.

Il dottor David Townsend, che ha condotto la ricerca, afferma come sia riuscito a dimostrare i potenziali vantaggi di trovare nuove applicazioni per i farmaci esistenti con comprovate registrazioni di sicurezza:

“Il Salbutamolo è già stato sottoposto ad ampie revisioni per la sicurezza umana, e se le ricerche successive riveleranno la capacità di impedire la progressione del morbo di Alzheimer in modelli cellulari e animali, questo farmaco potrebbe offrire un passo avanti, riducendo drasticamente i costi e i tempi associati allo sviluppo di farmaci tipici”.

I ricercatori notano che solo una piccola quantità di salbutamolo raggiunge il cervello quando le persone usano inalatori per l’asma, che rilasciano il farmaco nei polmoni.

Se altre ricerche sugli animali avranno successo, sarà necessario un nuovo metodo di somministrazione.

La ricerca futura potrebbe anche concentrarsi su altri farmaci per l’asma della stessa classe – agonisti beta-adrenergici – che circolano nel sangue più a lungo.