Il mistero vittoriano, Jack the Ripper [3 di 7]

Il mistero vittoriano, Jack the Ripper [3 di 7]

Terzo appuntamento con Jack the Ripper (lo squartatore) che terrorizzò le strade di Londra per lungo tempo, restando il mistero vittoriano più oscuro di sempre.


Il mistero vittoriano “Annie la bruna”

Annie e John Chapman ai tempi del loro matrimonio

La 47enne Annie Chapman, conosciuta come “Annie la bruna”, aveva alle spalle una storia simile a quella di Polly Nichols: dapprima sposata e con tre figli, viveva con la famiglia a Windsor. Dopo la morte per meningite della prima figlia, lasciò la città e si trasferì a Londra dove visse con l’assegno di mantenimento che le mandava il marito, fino a quando anche questi morì. Nel 1886 andò ad abitare in Dorset Street (oggi Duval Street) nel quartiere di Spitalfields, con un nuovo compagno.

Anche questa relazione finì, stavolta a causa del vizio del bere di Annie, e la donna andò ad abitare al n. 35 della stessa strada. Annie aveva capelli castani ondulati e occhi azzurri, un naso pronunciato e una corporatura piuttosto robusta; soffriva anche di gravi problemi ai polmoni.

Alle 23.30 del 7 settembre 1888, un inquilino la vide nella cucina del dormitorio; Annie spiegò di essere stata all’ospedale dove le erano state date delle medicine. La boccetta del medicinale si ruppe e la donna avvolse le due pillole rimaste in un pezzo di carta trovato in cucina.

Ringers Pub

Uscita per andare a bere al Ringers Pub, tornò alla pensione verso l’una e mezzo di notte e fu vista da John Evans, il guardiano notturno. Annie non aveva i soldi per pagarsi il letto, ma pregò il guardiano di tenergliene uno libero perché presto si sarebbe procurata il denaro necessario. Uscì di nuovo.

Intorno alle 5.32 del mattino Albert Cadosh, un carpentiere che viveva al n. 27 di Hanbury Street, uscì di casa per andare al lavoro e udì, oltre uno steccato, qualcuno parlare nel cortile del n. 29. Non riuscì ad afferrare la conversazione, ma sentì distintamente una donna gridare: «No!» e dei rumori che lo fecero pensare ad una lite.

Non sentendo altro, non si insospettì più del dovuto e proseguì per andare al lavoro. Sempre intorno alle 5.30, Elizabeth Long percorreva la stessa Hanbury Street e, davanti al n. 29, vide un uomo e una donna parlare sul marciapiede. Elizabeth non riuscì a vedere bene l’uomo, ma notò che era di carnagione scura, dall’aspetto curato, portava un berretto da cacciatore marrone e un soprabito scuro. Riconobbe però la donna: era Annie Chapman. Sentì l’uomo dire: «Va bene?» e Annie rispondere: «Sì». Quindi Elizabeth proseguì per la sua strada diretta allo Spitalfields Market.

Il corpo di Annie Chapman

Il corpo di Annie Chapman

Un quarto d’ora più tardi, il carrettiere John Davis, anche lui residente al n. 29 di Hanbury Street, scese nel cortile e scoprì il corpo devastato di Annie Chapman, stesa tra i gradini e lo steccato.

Aveva la gola squarciata e il vestito sollevato sulle ginocchia. Davis cercò un telo con cui coprire il corpo e avvertì l’ispettore Joseph Chandler della Divisione H; a sua volta, Chandler mandò a chiamare il dottor George Bagster Phillips. Questi disse che la donna era stata uccisa sul posto perché non c’erano altre tracce di sangue tranne quelle intorno al corpo.

La tasca del vestito era stata tagliata e il contenuto allineato accanto al cadavere: un piccolo spazzolino da denti, un pettine, un pezzo di mussolina, delle pillole avvolte in un frammento di carta e un pezzo di una busta sul lato del quale c’era la lettera “M” tracciata da una mano maschile e un timbro postale, “Londra, 28 agosto 1888”. Sull’altro lato c’era il sigillo del Sussex Regiment.

Secondo il dottor Phillips il contenuto della tasca era messo in quel modo dall’assassino, per indicare qualcosa. La stoffa, il pettine e lo spazzolino erano ai piedi della vittima e la carta con le pillole vicino la testa. Mancavano due o tre anelli di ottone che Annie indossava quando lasciò il dormitorio qualche ora prima. L’ispettore Abberline era convinto che Annie fosse stata uccisa dallo stesso assassino di Polly Nichols.

Il mistero vittoriano

Orrore a Spitalfields

Nel certificato di morte, il dottor Phillips dichiarò che il viso e la lingua della donna erano tumefatti e che la gola era recisa da sinistra verso destra.

A suo parere l’assassino aveva afferrato la sua vittima  dalla mascella per tenerla ferma mentre le tagliava la gola. Anche stavolta la spina dorsale era intaccata; a quanto sembrava l’assassino aveva cercato di staccare la testa della donna. L’addome era stato squarciato e gli intestini, ancora attaccati al corpo, estratti e rivoltati sopra la spalla destra. Parte dello stomaco si trovava sopra la spalla sinistra.

Mancavano dal cadavere e dal luogo del delitto una porzione della parete addominale; due terzi della vescica; parte della vagina e la sua connessione con l’utero, e tutto l’utero.

Phillips riteneva che fosse stata usata una lama sottile e affilata, forse un coltello da macellaio o un bisturi da chirurgo. L’assassino aveva una qualche conoscenza di anatomia e le mutilazioni avevano richiesto almeno un quarto d’ora di tempo. Inoltre, il killer aveva soffocato o strangolato Annie prima di tagliarle la gola perché il viso, le labbra e le mani erano lividi come dopo un’asfissia.

Il mistero vittoriano – “Grembiule di cuoio”

Il giorno dopo, una bambina riferì alla polizia di aver visto, in un cortile poco distante dal luogo del delitto, una striscia di sangue; per gli investigatori la traccia era probabilmente lasciata dal killer, poiché era solito portare con sé un macabro trofeo asportato dalla vittima e con molta probabilità quel sangue era quello che colava dagli organi portati via ad Annie.

L’indizio della striscia di sangue non fu studiato e approfondito, neanche successivamente. A seguito di questo omicidio si giunse al primo arresto effettuato dalla polizia. John Pizer, un ebreo proprietario di una bottega per la lavorazione del cuoio nel quartiere, venne accusato dell’omicidio, per via di un grembiule di cuoio trovato nei pressi del luogo del delitto.

Il mistero vittoriano
Vignetta satirica apparsa all’epoca sulla rivista Puck – 1settembre1889

Il giorno dopo, però, si scoprì che “Leather Apron” (letteralmente “grembiule di cuoio”, come verrà chiamato l’accusato fino al momento del suo riconoscimento), non c’entrava nulla col delitto: il grembiule apparteneva ad un inquilino del palazzo dove fu consumato l’omicidio, che l’aveva lavato e appeso ad asciugare.

Fine terza parte. Il mistero vittoriano, la vera storia di Jack the Ripper.

di Danilo Borri