Maledizioni Antiche: origini delle più famose

Maledizioni Antiche: origini delle più famose

Dal diamante della speranza alla tomba di Tutankhamon le “maledizioni antiche” che cambiano a seconda dei luoghi e del folclore popolare hanno da sempre affascinato il mondo e diverse categorie di studiosi. Per quanto ovvio, scavare nelle superstizioni, frutto per la maggiore della grande e sfrenata fantasia dell’uomo, è da sempre l’obiettivo dei più curiosi. Antropologi, archeologi e la vasta gamma che si estende nel campo della sociologia, da sempre gremisce le menti dei ricercatori che indagano, nelle origini dei diversi racconti, nella comprensione delle cose e forse, di un universo uguale e distinto dal nostro, ma pur sempre vero.

Maledizioni Antiche: chi conosce il racconto sulla tomba del Re polacco?

Maledizioni Antiche
Casimir IV Jagiellon Maledizioni Antiche

1973. Un gruppo di archeologi e stimati ricercatori, aprì la tomba del re Casimiro IV Jagellone, a Cracovia, in Polonia. La questione – come avvenne in precedenza per l’apertura della tomba di Re Tut, avvenuta 50 anni prima – suscitò molto scalpore. Questo perché alla notizia dell’apertura del sepolcro, i media europei diedero grande risalto all’evento e i ricercatori coinvolti, a quanto pare, scherzarono molto sul fatto che, aprendola, avrebbero rischiato una maledizione sulla tomba.

 

Tutto, si sarebbe rivelato solo un gioco se non fosse per il fatto che poco dopo, alcuni membri dell’équipe cominciarono a morire. Diversi media ipotizzarono che ciò fosse dovuto a una maledizione. In seguito, gli esperti scoprirono che all’interno della tomba del re polacco del XV secolo,  c’erano tracce di funghi mortali che, se respirati, potevano causare malattie polmonari. Questa è stata la causa della loro morte. Dunque nessuna maledizione, solo un triste fatto di cronaca.

Restando in tema: La maledizione di Re Tut

Maschera di Tutankhamon 

La tomba del piccolo grande RE Tutankhamon, venne aperta nel febbraio del 1923 da un’équipe archeologica britannica. “Re Tut“, come soprannominato tempo dopo, fu un faraone egiziano del XIV secolo a.C. e su di lui, sono state fatte diverse scoperte di grande rilevanza come, in effetti, lo sono tutte quelle legate agli antichi egizi. Tuttavia, accadde che all’incirca due mesi dopo l’apertura della tomba, lo staff dell’équipe morì a causa di un’infezione batterica.  I giornali britannici, affermarono, senza pudore, che erano morti a causa della “maledizione di Re Tut“. Di seguito, ogni volta che qualche membro di una successiva squadra moriva in circostanze comunque da chiarire, i media riesumavano la presunta maledizione. La verità? Quella di Re Tut e altre famose “maledizioni delle mummie” furono inventate da europei e americani mentre i loro Paesi rimuovevano dall’Egitto manufatti di inestimabile valore. Maledizioni Antiche

Alcuni giornali, addirittura, dopo l’affondamento del Titanic nel 1912, sostennero una teoria “cospirativa” secondo cui la nave era affondata a causa di una “maledizione della mummia“. Indubbiamente, prendere sul serio queste dicerie, spesso sfociate in sciacallaggio mediatico, non era da tutti. Benché non sia chiaro quante persone abbiano effettivamente preso sul serio queste “maledizioni”, tali racconti divennero soggetti estremamente popolari per film horror come La mummia (1932) e le sue numerose iterazioni, nonché per commedie come I ragazzi della mummia (1936) e Abbott e Costello incontrano la mummia (1955).

La maledizione di Tippecanoe

Per coloro che seguono racconti dal vicinato, questa storia non è una novità. In effetti la maledizione di Tippecanoe (in altre parole la maledizione di Tecumseh) è stata trattata in precedenza. Ciò nonostante, questo racconto è tra i più famosi della storia americana con una serie di risvolti amari che, in effetti, lasciano un po’ sconcertati. A metà del XX secolo, i media statunitensi iniziarono a notare uno schema di morti presidenziali. A partire da William Henry Harrison fino a John F. Kennedy: ogni 20 anni il Paese eleggeva un presidente che sarebbe morto in carica.

Harrison, il primo presidente a morire in carica, fu eletto nel 1840. Gli altri presidenti morti in carica sono Abraham Lincoln, eletto nel 1860 (e nel 1864); James A. Garfield, eletto nel 1880; William McKinley, eletto nel 1900; Warren G. Harding, eletto nel 1920; Franklin D. Roosevelt, eletto nel 1940 (oltre che nel 1932, 1936 e 1944); e JFK, eletto nel 1960. L’unico presidente tra Harrison e JFK che non rientra in questo schema è Zachary Taylor, eletto nel 1848 e morto nel 1850.

Negli anni ’30, Ripley’s Believe It or Not sosteneva che lo “schema” fosse dovuto a una maledizione che il capo Shawnee Tecumseh aveva lanciato su Harrison e sui futuri presidenti in seguito alla sconfitta delle truppe di Harrison nella battaglia di Tippecanoe del 1811 (Tecumseh morì due anni dopo in un’altra battaglia contro le truppe di Harrison). Questa storia ha probabilmente avuto origine da “non nativi americani”, e presenta una somiglianza con altre “maledizioni” presenti nei libri e nei film statunitensi che – con tale scusa – recano oltretutto danno ai cimiteri dei nativi.

La maledizione di Macbeth

Maledizioni Antiche
William-Shakespeare

Ci sono molte superstizioni nel mondo del teatro. Porta sfortuna augurare buona fortuna agli attori, per cui si dice loro di “rompersi una gamba“. E porta anche sfortuna pronunciare la parola “Macbeth” a teatro, tranne che durante una rappresentazione dell’opera di Shakespeare. Si suppone che questo sia dovuto al fatto che storicamente la tragedia si è abbattuta sulle rappresentazioni dell’opera. In realtà, queste storie sono un mix di falsificazioni e di raccolta selettiva di prove.

La leggenda sull’opera sembra essere nata con Max Beerbohm, un fumettista e critico britannico nato negli anni Settanta del XIX secolo, quasi tre secoli dopo la prima rappresentazione del Macbeth. Beerbohm, forse infastidito dal fatto che il Macbeth fosse un’opera così popolare, inventò una storia secondo cui il primo attore scritturato per interpretare Lady Macbeth morì proprio precedentemente alla prima dello spettacolo.

Da allora, questa storia è diventata parte di un mito secondo il quale l’opera è maledetta e ha portato sfortuna a coloro che ne sono stati coinvolti. Sebbene ci siano stati incidenti reali durante le rappresentazioni del Macbeth nel corso dei suoi oltre 400 anni di storia, questi incidenti hanno ottenuto maggiore attenzione rispetto a quelli avvenuti durante altre opere teatrali, a causa della presunta “maledizione”.

La maledizione di Billy Goat sui Chicago Cubs
Billy Sianis

Come nel teatro, anche nel mondo dello sport esistono molte superstizioni. Una delle più famose è la presunta “maledizione di Billy Goat” sui Chicago Cubs. Nel 1945, al proprietario di una taverna di nome William “Billy Goat” Sianis, sarebbe stato impedito di portare la sua capra, Murphy, al Wrigley Field di Chicago per assistere alla partita dei Cubs contro i Detroit Tigers nelle World Series. A quanto pare, Sianis lanciò una maledizione sui Cubs, dicendo che non avrebbero mai più vinto questa, o altre, World Series.

Prima di allora, i Cubs avevano vinto le World Series solo due volte, nel 1907 e nel 1908. Nel momento in cui persero le World Series nel 1945, la leggenda della maledizione si rafforzò. Nel 2016, quando i Cubs vinsero le World Series per la prima volta in oltre un secolo, i media statunitensi diffusero la notizia che la maledizione era stata spezzata.

La maledizione del diamante della speranza
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Nel 1688, il commerciante di gemme francese Jean-Baptiste Tavernier acquistò un grande diamante, di origine sconosciuta, durante un viaggio in India. Tuttavia, nel XX secolo, negli Stati Uniti e in Europa era nato il mito che Tavernier avesse rubato il diamante dalla statua di una dea indù. I giornali e i gioiellieri che diffusero questa storia sostennero che la pietra fosse maledetta e portava sfortuna a chi la possedesse.

Nel 1839 il diamante finì nelle mani di Henry Philip Hope, un collezionista olandese residente a Londra, da cui deriva il nome moderno della pietra: Hope Diamond. Qualche tempo dopo, i giornali europei e americani iniziarono a sostenere che il prezioso Hope, portasse con sé una maledizione. Nel 1910 il gioielliere francese Pierre Cartier avrebbe usato queste storie per aumentare il valore del diamante quando lo vendette all’ereditiera americana Evelyn Walsh McLean all’inizio degli anni Dieci. In realtà ad acquistarlo fu suo marito, Edward Beale McLean, proprietario del Washington Post, che lo donò alla consorte. Secondo le fonti, la famiglia McLean fu devastata da tragedie. La stessa Evelyn, dopo il divorzio da Edward e la perdita dei figli, morì di polmonite.

Dopo la sua morte, Hope passò a un’azienda di gioielli statunitense, che lo espose prima di donarlo, nel 1958, allo Smithsonian Institution, dove si trova tuttora.

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Curiosità: il diamante che passò anche per le mani del Re Luigi XIV (e poi in quello di Luigi XV e XVI) fu ridotto dalle dimensioni originari di 112 carati, a 67,5 carati. Il re lo fece tagliare a forma di cuore chiamandolo “le coeur de la mer“, vi ricorda qualcosa? Ad ogni modo, venne rubato in seguito all’uccisione di Maria Antonietta e Luigi XVI. Dietro di sé avrebbe lasciato una lunga e triste scia di decessi.

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Evalyn Walsh McLean Maledizioni Antiche