Futurismo italiano: dinamicità e accelerazione

Futurismo italiano: dinamicità e accelerazione

Il Futurismo, movimento d’Avanguardia Italiano

Uno degli elementi destinato a frantumare il distacco provinciale della nostra cultura e, di conseguenza, a riallacciare un dialogo tra l’Italia e il resto d’Europa è il movimento moderno Futurista. È stato sicuramente uno dei primi movimenti culturali a darsi un assetto organizzativo categorico, relativamente a tutte quelle che sono state poi le avanguardie a venire.

Tra gli elementi tipici del Futurismo e di conseguenza, tipico anche del modo in cui si affrontava la cultura, era quella capacità straordinaria di teorizzare e, quindi, prevedere la cultura negli anni successivi, che si esprime maggiormente in quello che è l’uso continuativo di manifesti, “forse” la più grande geniale trovata del suo fondatore, il letterato e teorico Filippo Tommaso Marinetti (1876/1944).

L’intento del Manifesto, volendo fare un concetto di estrema sintesi è quello di mandare un messaggio: “L’Avanguardia precede l’opera d’arte e vuole uccidere tutto ciò che é ancora Romanticismo”. Diversamente, andando più a fondo dobbiamo considerare che il manifesto del futurismo esprime un programma pragmatico ed un programma artistico-teorico per quelli che sono gli aderenti al movimento.

Futurismo: quali sono state le fasi del gruppo italiano?

Dunque, rispetto all’arte in generale o, a una delle Arti maggiori quali pittura, musica, letteratura e soprattutto ad un particolare aspetto di una delle arti, per esempio il “rumorismo” (in musica), si assiste ad una prima, vera, proposizione di poetica o diversamente una presa di posizione concettuale.

L’interesse di tutti questi programmi consiste soprattutto nel fatto che la teoria, precede spesso la pratica e che ci sono varie dottrine e variazioni stilistiche che sono conseguenze di quelle che poi sono anche premesse ideologiche di ciò che è stato il grande cambiamento radicale. E ancora, della grande sensibilità conseguenza di quella che poi fu anche una grande rivoluzione di linguaggio.

Ma effettivamente quand’è che nasce il futurismo? La data, per prassi, è nel 1909, quando ci sarà la pubblicazione del Manifesto del movimento a opera proprio di Filippo Tommaso Marinetti, su una pagina del giornale Parigino “Le Figarò”.



Il programma raccontava di una “corsa alla morte” in senso metaforico, di un’automobile e si chiudeva con alcuni punti programmatici come ad esempio il poeta che si proponeva di cantare lo sprezzo per il pericolo. Oppure del fisico con il coraggio di ribellarsi agli stereotipi. Ed ancora proclamava come modello la nuova bellezza quale l’automobile e il mondo del progresso incarnato dalla grande città industriale. Un programma morale ideologico e non di poetica.

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Però nessuno si era spinto così là nell’esaltazione di quello che è stato poi il futuro tecnologico del nuovo tenore di vita e dei nuovi sentimenti; compresa anche l’accettazione che la stessa comportava.

Marinetti già nel 1912, pubblicherà il manifesto tecnico della letteratura futurista che proclamerà la necessità di un nuovo linguaggio che si adatterà ai tempi più moderni. Questo, doveva essere veloce, dinamico, scattante, ovvero al passo con la vita moderna stessa che era priva di blocchi e arricchiva costantemente con analogie parole e concetti sorprendenti.

Marinetti consigliava di trascrivere tutto quello che fluiva nella mente dello scrittore, anticipando in qualche modo quella che sarebbe stata la scrittura automatica surrealista, di cui scrittori importanti come Joyce, Eliot, confermeranno – solo in un secondo momento – la grande riconoscenza al futurismo.

Da Parigi, Marinetti, si trasferirà a Milano nel 1909; radunerà intorno a sé poeti e letterati tra cui Folgore, Palazzeschi, Govoni e anche giovani pittori come Boccioni, Carrà e Russolo a cui si uniranno, in seguito, Severini e Balla.

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Dopo il manifesto generale del movimento, nel 1910 uscirà il primo manifesto dei pittori futuristi e qualche mese più tardi, anche quello tecnico della pittura futurista con tutti i rapporti teorici di tutti gli artisti firmatari in cui primeggia il nome di Boccioni, che insieme al manifesto della scultura futurista nel 1912, si conferma il principale teorico del gruppo.

Punto più importante del Manifesto della pittura è quello di opporre all’antica pittura statica e lontana dalla vita in continua agitazione e frutto del dinamismo stesso, una nuova pittura energica capace di rendere l’idea del movimento e della velocità, di porre lo spettatore non al centro del quadro, come in passato, che lasciava questi in un tempo indefinito, astrattamente fuori dalla cornice, ma di offrire allo spettatore di entrare nel cuore stesso dell’opera.

Nel 1910, purtroppo, il gruppo futurista non aveva ancora raggiunto nessuna delle grandi vette di cui si immaginava inizialmente, alla nascita di questa nuova avanguardia. Con un occhio all’espressionismo in Germania, (di cui in un primo periodo spicca Kandinsky con le sue opere astratte) insieme al cubismo in Francia, (che in quel periodo raggiungeva la fase più estrema), Boccioni, Balla e Carrà sono visti come “divisionisti attardanti”, attirati da una tematica simbolica da una parte, ed emozionalista dall’altra. In questo periodo notiamo un acceso cromatismo concomitante a quello degli espressionisti. Boccioni ad esempio, negli anni tra il 1910 e 1911 mostrava ancora quelle che potevano essere soluzioni tardo simboliste di Romani e Protoespressioniste di Munch.

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In ordine da sinistra: Russolo – Carrà  – Marinetti –  Boccioni – Severini

È proprio da questo tentativo di apertura mentale verso la fase ultramoderna Europea, che porterà poi pittori futuristi ad un grande dialogo con quelle che furono poi le tendenze più avanzate, che faranno compiere nel giro di un paio d’anni un formidabile salto in avanti allo stesso movimento.

Già nel 1911, Boccioni Carrà e Russolo, insieme a Marinetti e ancora Severini, incontreranno Picasso e Braque e riusciranno a rendersi conto di quella che è stato il più grande progresso nella ricerca della pittura francese; un’esperienza analoga avrà anche Balla a Monaco dove svilupperà una tematica molto singolare, partendo da quelle che sono state ricerche fotografiche sul movimento compiuto da Muybridge e Marey verso la fine dell’Ottocento. Ed ancora, su quella che è stata la grande ricerca del colore puro che lo condurranno a una delle prime opere astratte dipinte in Europa, ovvero “Le compenetrazioni iridescenti” del 1912.

99 cm × 59 cm
Giacomo Balla, “Le compenetrazioni iridescenti 1912 –  99 cm × 59 cm, olio e pastello a cera su tela Collezione Lydia Winston Malbin Futurismo italiano

Per quanto riguarda il gruppo Milanese, arriva l’idea della scomposizione geometrica delle forme di marca cubista ed inizia quella che viene denominata la vera e propria fase di rivoluzione formale del gruppo. Esporranno nel 1912 a Parigi e Apollinaire, nonostante la stima per Boccioni e Severini inizierà ad accusarli di usare delle idee eccessivamente ardite. Ma questi non penserà, almeno inizialmente, che proprio la sintesi di apporti disparati come colore espressionista scomposizione cubista, uniti al mito del movimento, avrebbero condotto ad una pittura di forte carica emozionale, capace di proporre un’alternativa più che valida quella del “classicismo” (per convenzione) di Picasso.

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Futurismo Italiano
Umberto Boccioni: Materia, 1912 – olio su tela, 225 x 150 cmMilano, collezione Mattioli. Nel F. il colore è molto importante. Evidenzia i concetti espressivi. Lo spazio e il tempo si fondono con la figura. Le mani, che sono messe in evidenza, più grandi rispetto al corpo, sono la “materia creatrice stessa” Materia, madre, matrice. Da cui il soggetto del quadro: la madre dell’artista. Simbolo della donna che crea la vita.

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I futuristi, tuttavia, rispetto al cubismo non arguiscono soltanto elementi essenziali per la loro evoluzione di arte, ma discutono e, in un certo senso, distorcono l’elemento, fino a raggiungere risultati anche di indubbia originalità e potenza.

Scultura e pittura, ad esempio, proprio in Umberto Boccioni (considerato, come detto, uno dei maggiori esponenti) tra il 1912 e il 1914, sono audaci, sono avanzate, e sono tra i capolavori indiscutibili del periodo. Eccellenze come Materia, Forme uniche nella continuità dello spazio, Cavallo + cavaliere + case, non solo sono dialogo con la grande pittura e la scultura Europea del momento, ma anticipano quelle che sono le tematiche del prossimo futuro.

U. Boccioni, Forme uniche nella continuità dello spazio, 1913, Bronzo. 126,4 x 89 x 40,6 cmRoma, Collezione Privata. Tra i massimi risultati ottenuti, la scultura decanta la velocità, il dinamismo nell’apice dell’essenza umana. Questi non raffigura un mezzo, come un’automobile, bensì l’uomo che cammina come metafora di progresso, di quel passo avanti verso il futuro, una struttura aerodinamica in cui alle parti del corpo sostituisce traiettorie e volumi nello spazio lo slancio in avanti dato da moti curvilinei ed onde nervose. Futurismo italiano

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Altro grande artista Giacomo Balla, con i suoi “Vortici” e le sue “Automobili” in corsa avrà davanti a sé un obiettivo raggiunto: quello di risultati di rara intensità.

Futurismo Italiano
Giacomo Balla, Lampada ad arco, olio su tela, 1910 – 174,7 x 114,7 x cm, New York – Museum of Modern Art. Questa è l’opera che meglio rappresenta l’artista nel passaggio dal Divisionismo al protofuturismo. Le virgole acuminate sono la trasformazione dal divisionismo alla futura arte. I colori, rappresentano l’irradiazione del sole , la luce che si sprigiona dalla lampada stessa simbolo del progresso oscurando la luna, simile a una falce,  che sta per “uccidiamo il chiaro di luna” con riferimento al passato e al manifesto della pittura di Marinetti.  Luce che sarà punto focale del manifesto e che vuole dissolvere la plasticità degli oggetti per diventare protagonista dell’opera. Futurismo italiano

Lo stesso farà Carlo Carrà con la sua “Manifestazione interventista” che anticipa certe tematiche dadaiste, prima della riflessione che lo porterà ad aderire alla pittura metafisica di de Chirico.

Carlo Carrà, Manifestazione Interventista, collage su cartone – 1914, 30 x 38,5 cm, Milano, Collezione Mattioli. Si tratta di un’opera che andava ad anticipare cosa sarebbe successo agli albori della nuova corrente artistica Europea. L’uso del collage non figurativo, (poi in DADA) tenta la sintesi formale (forma, ritmo e colore), tipici della pittura e della parola/suono, che stavano ad indicare quella continuità e simultaneità dei “paroliberi” dei poeti futuristi. Futurismo italiano

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Possiamo dunque concludere, sottolineando che se la fase più importante del movimento può dirsi conclusa nella prima guerra mondiale, le propaggini del cosiddetto secondo futurismo, giungono poi alla seconda guerra mondiale. Non solo non sono prive di sviluppi, che poi contribuiranno nel tempo ad enfatizzare l’immagine di questo movimento dell’avanguardia italiana nella storia, ma il futurismo continuerà la sua avventura come organizzazione culturale tesa onnivoraramente assaggiare tutte le possibilità di propaggine e di espansione del gruppo.

In questo campo si può anche evidenziare che il futurismo, soprattutto per merito di Marinetti, ha intuito i canali di diffusione della cultura peculiare del nostro secolo. Infatti, il movimento sfrutterà il più possibile i mass-media, individuando, nella Borghesia crescente e industrializzata, i suoi principali interlocutori.


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In copertina: Umberto Boccioni, “La Risata” – 1911 – olio su tela – 110,2 x 145,4 cm – New York, Museum of Modern Art (dono di H. e N. Rothschild). Il quadro, ridipinto in un secondo momento, ovvero dopo l’incontro a Parigi (1911) con i cubisti, evidenzia l’influenza e la suggestione della corrente pittorica. Molti critici, sostengono che è di fondamentale importanza capire quanto il cubismo abbia influenzato la nuova avanguardia, questo perché pone le basi del passaggio da una pittura “divisionista” ad una dai forti accenti realistici, ovvero l’apertura di un dialogo tra le maggiori corrente del tempo.

Tuttavia, dopo l’incontro parigino, in Boccioni tutto cambia, i volumi sono segmentati da una forbice scompositiva che moltiplica di netto i punti di vista della scena. Boccioni, non modificherà il viso della donna, poiché è l’essenza del quadro stesso ed è simile alla sua prima versione. É colei cha da il titolo all’opera e non sarebbe più stata altrimenti. 

Ma cos’è la risata? è ciò che rappresenta per Boccioni la modernità, l’emblema del moderno, denso di significati e chiari riferimenti al clima della vita notturna, delle grandi città. In altre parole, il lato del progresso e della sfrenata vitalità e dell’irrisione degli schemi di vita tradizionale. L’allegria della donna che si trova in un bar, è la vitalità futuristica stessa e, la fragorosa risata da vita ad una moltitudine di onde e scomposizioni, sintomo evidente di cambiamento e dinamismo. Futurismo italiano

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