Lorenzo Bernini e il fremito della carne

Lorenzo Bernini e il fremito della carne

Tra i personaggi che popolano la storia dell’arte italiana, Gian Lorenzo Bernini è probabilmente una stella di prima grandezza. Uno scultore che con il suo scalpello è riuscito a plasmare la materia pesante e modellarla fino a farla sollevare. Tanto può raggiungere l’illusione seducente dell’arte? Forse sì perché dalle mani di Bernini prende vita il linguaggio figurativo barocco che porta la scultura a traguardi fino ad allora impensabili. Il tempo ed il campo artistico su cui gioca la sua partita, Gian Lorenzo lo lega in un confronto con Michelangelo. Infatti, come il Buonarroti, comincia anche lui da fanciullo prodigio, sin dai primi anni di vita trascorsi a Napoli dove nasce nel 1598.

Infanzia e formazione artistica di Lorenzo Bernini

Nella città partenopea l’artista trova nel padre Pietro Bernini, scultore manierista di successo, un maestro. A soli otto anni crea la prima opera. Nel 1606 arriva la svolta decisiva quando la famiglia Bernini si sposta a Roma su invito del Papa Paolo V. Il trasferimento catapulta il giovane Lorenzo in una Capitale crogiolo di artisti. Questo ha un impatto incredibile sull’allora undicenne Lorenzo, che intanto, nella bottega del padre, ha cominciato a scolpire La capra Amaltea (1609).

Un giorno il cardinale Maffeo Barbenini, futuro Papa e grande amatore d’arte, fa ingresso nello studio della famiglia. Riconosce quell’incredibile talento, tanto da progettare di fargli finire addirittura una delle Pietà di Michelangelo rimaste incompiute. Da qui, gli commissionò diverse opere. Ben presto l’intuizione del Barberini, fa presa e Gian Lorenzo finisce al servizio del primo padrone di Roma: Scipione Borghese.

Lorenzo Bernini

La consacrazione romana

È la grande spregiudicatezza di questo personaggio, che mette il Bernini, neanche ventenne, di fronte al suo primo marmo colossale. Tra il 1618 ed il 1625 gli commissiona una serie di opere tra le quali Il Ratto di Proserpina (1621-22). L’opera è un vero fotogramma, le figure esplodono nello spazio, infatti per Bernini il marmo deve parlare e catturare una persona in azione. Plutone afferra la donna con selvaggio desiderio e affonda la mano sinistra nella carne palpitante, mentre Proserpina si divincola disperatamente piangendo lacrime di marmo. La scultura è una vera rivoluzione barocca ed è seguita da altre sculture come ad esempio Apollo e Dafne (1622-25). Un’altra istantanea che ferma Dafne, rincorsa dal Dio, finché non decolla in verticale mentre per salvare la sua purezza prega Zeus di trasformarla in alloro.

Lorenzo Bernini

Le ultime opere e la morte

L’apice sublime raggiunto da Lorenzo Bernini è talmente grande che lo porta nel 1629 a diventare il capo architetto della Fabbrica di San Pietro. La sua associazione con la corte di Roma dura cinquant’anni insieme a stretti legami con ogni Papa. Infine anche se ormai maturo la sua creatività è inesauribile e sulla soglia dei 50 anni è pronto ancora a rivoluzionare l’arte.

Lo fa con L’Estasi di Santa Teresa (1647-51) per la cappella della famiglia Cornaro, un volo dei sensi e della carne. La santa è rappresentata in un deliquio mistico con gli occhi chiusi mentre l’angelo rincalza i colpi di freccia in un piacere supremo. Prima di morire, nel 1680, descriverà un altro spasmo estremo e sinistro nella Santa Ludovica Albertoni in San Francesco a Ripa, Roma (1671-74). Si congeda così dalla vita, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte.


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